CARI AMICI, HO DECISO DI UNIFICARE I DUE BLOG WORDPRESS, QUINDI QUI NON PUBBLICHERO’ PIU’ NULLA. TUTTAVIA ASSONANZE 2 SUSSISTERA’ PER CHI VOLESSE VISITARLO. GRAZIE DELL’ATTENZIONE.
Poesia di Cristina Campo
Ottobre, fiore del mio pericolo –
primavera capovolta nei fiumi.
Un’ora m’è indifferente fino alla morte
-l’acero ha il volo rotto, i fuochi annebbiano –
un’ora il terrore di esistere mi affronta
raggiante, come l’astero rosso.
Tutto è già noto, la marea prevista,
pure tutto si ottenebra e rischiara
con fresca disperazione, con stupenda
fermezza…
……………..La luce tra due piogge, sulla punta
di fiume che mi trafigge tra corpo
e anima, è una luce di notte
-la notte che non vedrò-
chiara nelle selve.
(Cristina Campo, “Estate indiana”)
Vittoria Guerrini, in arte Cristina Campo (Bologna 1923, Roma 1977), ormai riconosciuta come una delle voci poetiche più alte del novecento, .
Peter Gabriel & Sinéad O’Connor – Don’t Give Up
Eric Clapton, Keith Richards, Chuck Berry -Jam 1986
Poesia di Evaristo Seghetta
Seghetta Andreoli è nato nel 1953 a Montegabbione, in provincia di Terni, dove vive.
Tra le sue raccolte di versi: Il geranio sopra la cantina (Puntoacapo Editrice, 2023).
The sound of Silence -The Ghost of Johnny Cash
Simple Minds & Sinéad O’Connor – Belfast Child (live)
Due poesie di Tahar Ben Jelloun
Senti ancora cosa dire François:
Bisogna che la vita non sia altro che questo:
il traino dei morti
che ci hanno abbandonati,
re ridicoli?
Ogni giorno, le cicogne delle età
attraversano i miei sogni.
Vanno verso la vasta prateria,
dove oziano dei volti
tutti i volti dei morti
che hanno dimenticato i vivi
e che piangono, da così tanto tempo,
e così dolcemente, nella nostra galassia.
(da: Ballate ebraiche”)
.
.
Signore ascolta…
Mi si chiude la notte intorno agli occhi
come un cerchio.
Il polso mi mutava il sangue in fiamme –
ma intorno a me tutto era grigio e freddo.
O Dio, io sogno morte
anche nel vivo giorno – la bevo
nell’acqua, mi soffoca nel pane.
Per la mia tristezza
manca ogni peso sulla tua bilancia.
Signore acolta…
cantai nel tuo diletto
colore azzurro il tetto del tuo cielo –
ma nell’eterno tuo respiro
non destai il giorno. Quasi si vergogna
innanzi a te il mio cuore
della sua sorda cicatrice.
Che ne sarà di me? O Dio!!
Perché ho guardato nelle stelle
e nella luna ancora e in ogni valle dei tuoi frutti.
Nell’acino è già guasto il vino…
E ovunque – l’amarezza – in ogni seme.
.
TAHAR BEN JELLOUN è nato a Fès (Marocco) nel 1947, vive a Parigi. Poeta, romanziere e giornalista, ha vinto il Premio Goncourt nel 1987.